12/11/2019 0 Commenti Il mio pensiero di Dicembre“L’applicabilità dei principi marziali alla risoluzione dei conflitti psicologici nasce dal fatto che pensieri, emozioni e immagini mentali, siano essi consci o inconsci, agiscono come vere e proprie forze che si muovono nel territorio corpo-mente modificandone lo stato in modo rilevante. Si tratta in altri termini di esplorare e imparare ad usare efficacemente la “fisicità dei fenomeni emozionali” imparando a condurre i conflitti a risoluzione secondo la linea di minore resistenza e con il massimo guadagno energetico e qualitativo da parte del sistema bipersonale costituito dalle due persone coinvolte, favorendo il passaggio del sistema stesso ad una condizione più “ordinata” e funzionale; in effetti terapeuta e paziente, così come il praticante e il suo partner, sono entrambi portatori di propri conflitti personali, e la loro relazione crea un terzo ordine di conflitti la cui risoluzione implica la messa in gioco delle dinamiche individuali di ciascuno.” (M° K. Tokisu) E’ proprio questo che fa del nostro modo di praticare, sostenuto dalla mia personale e professionale formazione nell’accoglienza e nel counseling (perché senza un conduttore, un docente appositamente preparato alla professione di ascolto ed aiuto, quanto scritto sopra dal Maestro Tokitsu rimane lettera morta, sapere non utilizzabile) , una Via completa (il nipponico Budo) che ci porta ad abitare il corpo, a riconoscerci esseri incarnati, ad agire nelle relazioni, anche quelle conflittuali, come individui autodiretti, energici e vitali. Perché: “ In ogni gesto c’è la mia relazione col mondo, il mio modo di vederlo, sentirlo, la mia educazione, il mio ambiente, la mia costituzione psicologica, il mio modo di offrirmi, tutta la mia biografia” (U. Galimberti) E’ proprio da una pratica marziale così intesa, intrecciata con le mie esperienze corporee e motorie che hanno spaziato e spaziano tra metodo Feldenkrais, Danza Sensibile, Expression Primitive e altro ancora, che prendono origine il Movimento Intuitivo e il Gestalt Process Due percorsi di azione e consapevolezza corporea in grado di fare del corpo, in quanto categoria andragogica fondamentale, lo strumento eccellente con cui ripensare chi siamo e come siamo e diventare individui migliori. Che sempre siate fieri del vostro vivere !! OSS!! Tiziano Sensei
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12/5/2019 0 Commenti Movimento Intuitivoissuu.com/deaangel/docs/shiro_ott_nov_2019 Forte di molteplici arti e discipline motorie contemporanee amalgamate e combinate, il Movimento Intuitivo è distacco consapevole da ogni forma cristallizzata per trovare la connessione con se stessi, gli altri e gli elementi in cui viviamo, attraverso il movimento e la consapevolezza del mutare continuo dentro ed attorno a noi. Dunque, liberarsi di una visione frammentaria e meccanica per recuperare le nostre abilità ed esprimere le nostre potenzialità nel modo più integrale possibile. Questo portando quanto scoperto, la semplice e potente fusione corpo-mente-movimento, in ogni ambito del vivere. L’imperfezione è in qualche modo essenziale a tutto ciò che conosciamo della vita. E’ il segno della vita in un corpo mortale. “Nessuno riesce ad avere, per una durata considerevole di tempo, un volto per se stesso e uno per la moltitudine degli altri, senza alla fine confondersi su quale sia quello vero” (N. Hawthorne: La lettera scarlatta) Una delle nostre caratteristiche, tanto diversa, opposta, a quanto sbandierato nel mondo delle Arti Marziali come nel mondo in genere, è l’affidarci alla vulnerabilità, alla fragilità. Ne ho già scritto in passato, qui voglio riprendere alcuni aspetti. Personalmente, in un mondo, nelle relazioni, in cui è divenuto un “dovere” ostentare sicurezza di sé e potere, credo invece che si stia facendo strada, almeno tra i più sensibili, lo sconforto nel doversi sempre dimostrare all’altezza, dimostrare di sapercela fare sempre e comunque. Accettare la propria (e altrui) vulnerabilità permette non solo di vivere appieno ciò che si è ma, non tacendo quei sentimenti e quelle emozioni che altri negano, ne fanno un potente strumento di conoscenza ed autentica trasformazione. Nella vulnerabilità, nella fragilità, si celano valori di sensibilità e di delicatezza, di gentilezza di dignità, di intuizione dell’indicibile e dell’invisibile che sono l’anima della vita e che, poi, ci permettono di immedesimarci con più semplicità e passione negli stati d’animo e nelle emozioni, nei modi di essere esistenziali, degli altri da noi. Non nascondere le proprie emozioni significa avere un coraggio tale da suscitare, almeno a chi non sia ancora del tutto lobotomizzato da questa società ignorante e malandrina e dai suo dis-valori, attenzione ed ammirazione in chi ci sta accanto, perché gli permette di contattare ,a sua volta, le proprie di emozioni, facilitando una relazione sincera e profonda. So che, ovunque, l’imperativo è apparire sicuri e vincenti, infatti ci preoccupiamo che mostrarci nella nostra “nudità” interiore ci esponga al rifiuto, alla svalutazione. Allora ci adoperiamo per sembrare perfetti, forti e capaci in ogni occasione. Ma così, diveniamo inautentici. Meno siamo autentici, più siamo sotto stress, con la paura di essere scoperti, e quando veniamo elogiati per un comportamento, un’azione, che non ci è propria, che non siamo noi, la nostra stessa autostima vacilla. I più attenti al linguaggio corporeo, sa che i corpi sanno captare l’inautenticità di chi abbiamo accanto, a partire da un aumento della pressione sanguigna. (1) Costruire un mutevole equilibrio in cui giostrino vulnerabilità, coraggio e autenticità, apre alla relazione profonda con se stessi e con gli altri. Significa, altresì, non separare a tutti i costi caratteristiche buone e cattive, piuttosto lasciarsi guardare nelle proprie fragilità significa accettarle come opportunità e spazi di incontro, perdere la contesa per la perfezione ma andare incontro a relazioni autentiche prima di tutto con sé poi con gli altri. Alla conoscenza della propria vulnerabilità, della propria fragilità non si arriva se non percorrendo sentieri che conducono all’interiorità e che costa fatica seguire perché ci impongono un confronto con le nostre emozioni e con le nostre sensibilità, con le nostre angosce e le nostre speranze spezzate, dalle quali è più comodo fuggire ignorandole o rifiutandole, e vivendo come se non fossero in noi. La nostra stessa pratica corporea, qui allo Spirito Ribelle, si sostanzia di vulnerabilità e fragilità. Scegliamo il sistema nervoso parasimpatico piuttosto quello simpatico, perché quando si lavora non tanto perché attratti da un desiderio o dal piacere che può venire dalla sua soddisfazione, quanto per uno sforzo di volontà, l'organismo si dispone su una modalità di tipo osteomuscolare (vale a dire una modalità in cui sono i muscoli volontari a eseguire l'azione, con il sostegno delle ossa), sotto la guida del sistema nervoso simpatico. Quando invece accade il contrario, le azioni sono guidate invece dal sistema nervoso parasimpatico, quindi eseguite con la muscolatura profonda e sostenute da organi e visceri, ovvero dai sistemi attivati dal piacere. Questi, organi e visceri, sono in connessione con i bisogni più elementari - nutrirsi, evacuare, recuperare - e subito dopo con qualità come la passionalità, lo stare nel “qui ed ora”, la sensualità in senso lato, la rotondità, il volume, l'energia. Scegliamo di sapere la fragilità delle ossa, la caducità del vigore muscolare (2), per questo ci affidiamo ad un intelligenza corporea complessa che duri e persino migliori nel tempo Scegliamo la flessuosità dei gesti, l’energia a spirale, una meccanica del corpo e del muoversi che insegni a prendersi cura di sé per non doversi curare. Scegliamo di essere forti perché consapevoli delle virtù di vulnerabilità e fragilità. 1. Emotion 3 n° 1,2003, citato da Francesca Gino, scienziata comportamentale, professore di economia aziendale e capo unità dell'unità Negoziazione, organizzazioni e mercati presso la Harvard Business School. 2. “La perdita della forza muscolare può essere di circa l’8% per decade a partire dai 45 anni di età, del 20-30% tra i 50 e 70 anni, procedendo progressivamente sino ad una perdita del 30% per decade dopo i 70 anni; parallelamente si registra mediamente una perdita di massa muscolare dell’ordine di 1,5-2,5% per anno a partire dai 60 anni. Un ritmo di depauperamento del patrimonio muscolare che ne comporta il dimezzamento entro i 75 anni di età.” (GL. Vendemiale, professore Ordinario di Medicina Interna presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Foggia. Direttore della S.C. di Medicina Interna Universitaria, Direttore del Dipartimento Internistico c/o l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali Riuniti” di Foggia. Titolare della Cattedra di Geriatria e Medicina Interna) “State ben attenti a non accettare per voi etichette come “inibiti”, “introversi” o “timidi”. In genere, tali etichette non colgono l’essenza del tratto e gli danno un significato negativo”. (omissis) Quando le Persone Altamente Sensibili si identificano con queste definizioni, la loro sicurezza diminuisce, e il loro stato di attivazione cresce in situazioni in cui ci si aspetta che siano maldestre. È utile sapere che nelle culture in cui il tratto è maggiormente apprezzato, come il Giappone, la Svezia e la Cina, le ricerche assumono significati diversi. Per esempio, gli psicologi giapponesi si aspettano dai soggetti sensibili prestazioni migliori, e succede proprio così. Nei loro studi sullo stress hanno scoperto che gli individui non-sensibili hanno maggiori problemi nel fronteggiare situazioni ricche di stimolazioni” (Elaine Aron in “Persone altamente sensibili: Come stare in equilibrio quando il mondo ti travolge) OSS!! 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Settembre 2020
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